Incontri (ravvicinati)

Claudio si alzò come al solito al suono della sveglia e si infilò nella doccia mentre la radio del bagno trasmetteva il telegiornale del mattino. 
“…il misterioso oggetto sta ora transitando tra la terra e la luna…”
“…nulla si sa dell’origine di questo strano corpo celeste…” “…pare spuntato dal nulla…”
“…e ora la parola all’esperto…”

Il rumore della doccia gli faceva giungere all’orecchio spezzoni di frasi che il cervello pigramente ancora non stava registrando. Uscì dal bagno e si diresse in cucina dove, aperta la porta, esclamò il suo consueto, sorridente “Buongiorno, piccoletto!”.

La risposta giunse sferzante ed improvvisa: “Ehi, bada a come parli! Piccoletto sarà tuo fratello!”

Claudio Rise: “Ma che, scherzi? Mio fratello sarà alto due me…” La risata gli morì in gola quando realizzò che l’unico essere presente in casa oltre a lui in quel momento era il minuscolo criceto nella gabbia sul ripiano della lavastoviglie che ora lo fissava beffardo, canzonandolo: “Due me… stoli? Due me… loni?! Ci sono! Due MELE, come i Puffi! Dunque tuo fratello è un Puffo… Sì, dai, allora è un po’ più alto di me“
La bocca ancora spalancata, Claudio si voltò lentamente verso la gabbia, da dove l’animaletto lo fissava con aria di sfida: “Beh? Che c’è? Non è mica la prima volta che ti parlo!”

Non riusciva a trovare le parole per replicare. Allora si ricordò del telefono e lo accese puntando immediatamente l’obiettivo della videocamera verso la gabbia: “Nessuno ci crederà mai, se non lo filmo… Dai, parla ancora, non vorrai mica fare scena muta, adesso…“
L’animale rispose con voce serena e un po’ rassegnata: “Riprendi pure, se vuoi, però scommetto che quello che vedrai non ti piacerà…“ 

Claudio riprese fiato: “Ma che, sei uscito di nascosto dalla gabbia di notte e te sei rosicchiato la Treccani? Parli italiano mejo de Piero Angela!“
Il criceto lo guardava con un misto di disapprovazione e rimprovero: “Certo l’italiano non l’ho imparato da te, con tutte queste espressioni gergali e questo accentaccio che ti ritrovi! E adesso vedi di sbrigarti a bere il tuo caffè, ché stai per fare tardi in ufficio!”

Uscì trafelato per strada, dove il suo collega Giovanni lo stava già aspettando per andare al lavoro, e subito gli disse: “Guarda, ti devo far vedere una cosa incredibile” e nel mentre fece partire il video registrato poco prima in cucina. Rimase di sasso a sentire solo squittii e rumori strani, mentre Giovanni, senza minimamente badare alle immagini che scorrevano sul telefono gli diceva: “Ah, l’hai sentita anche tu la notizia dell’asteroide…?”

“Asteroide…?” Claudio fermò subito il video e abbozzò: “Ah, sì… ho sentito qualcosa alla radio questa mattina, ma era già tardi, non volevo farti attendere troppo…”
“Beh, guarda, ti aggiorno io” fece l’altro “c’è questo strano oggetto che pare arrivato dal nulla e sta passando tra la terra e la luna. Non sembra uno di quei sassi spaziali, hai presente Armageddon, Bruce Willis, quella roba là… sembra che abbia una direzione precisa, ha rallentato di brutto, come se avesse messo i motori al minimo per dare un’occhiata mentre passa… ma mi stai ascoltando?”

Claudio era assorto a cercare l’origine di una furiosa litigata: “Lascia quella briciola, l’ho vista prima io!”; “Vattene! Lasciami mangiare”; “Ma che vi accapigliate a fare? Ce n’è per tutti, ragazzi!”; “E spostati!”; “Molla quel verme, è mio! “; “ E lasciami in pace!”

Quel frastuono lo stordiva e diede un urlo per fermare quel chiasso: “Oh, la fate finita? Starei parlando col mio amico!”

Giovanni lo fissava esterrefatto: “Da quand’è che fischi così bene? Hai zittito quel gruppo di passerotti come fossi uno di loro!”

“Fischiare…?” arrossì “Aaaah! Ho fatto un… corso di imitazione animali…” la verità, per quanto assurda e incredibile, cominciava a farsi strada nella sua testa. Passarono per il giardinetto dove due cani inseguivano una palla: “MIA! La prendo io!”; “Scordatelo, pivello! Ci arrivo prima io! Guarda: hop! Al volo!” mentre sopra le loro teste un gruppo di rondini si passavano informazioni: “Nugolo di moscerini a ore 3. Preparare la virata in 3, 2, 1…”

Era troppo. Claudio sentiva fischiare le orecchie e dovette fermarsi un attimo per riprendere fiato. Giovanni era visibilmente preoccupato: “Sei sicuro di stare bene? Sei pallido. Sarà mica che ti stai ammalando? Forse è meglio se torni a casa e ti metti a letto. Tranquillo, avviso io il capo. Anzi, vuoi che ti accompagni?”
“Forse è meglio, sì, ma non ti preoccupare, ci arrivo da solo. Ti mando un messaggio quando sono su” e si voltò con passo un po’ incerto per rientrare. 

A sentir riaprire così presto la porta di casa il criceto si mostrò molto sorpreso: “Ehi, che succede? Stai male?” lo guardò per un momento “Sei pallido, effettivamente. Che te stai a pijà un coccolone…?”
“Ah, e poi sono io quello che usa troppe espressioni gergali!”
“Ma smettila, era per prenderti un po’ in giro… seriamente, come mai sei tornato indietro? Hai già rivisto il video?”
“Sì, l’ho rivisto. E non solo quello: ho zittito un gruppo di passeri chiassosi cinguettando come uno di loro, a quanto mi ha detto Giovanni. Sentivo attorno a me i discorsi di tutti gli animali presenti, capivo pure le rondini… che mi sta succedendo?”

“Che vuoi che ti succeda? Stai finalmente acquisendo consapevolezza. Ti rendi conto che esistono altre forme di vita intelligenti oltre a te, anche se non parlano la tua lingua. Non so come sia successo, così di punto in bianco, ma mi fa piacere che sia successo.
Del resto a voi umani non serve a nulla spiegare le cose prima: ci dovete sbattere il naso contro per riuscire a capire e pure lì fate difficoltà, a volte…”
Claudio lo fissava perplesso.
L’animale proseguì: “Quando questa mattina ti ho detto che non era la prima volta che ti parlavo intendevo proprio dire che io capisco perfettamente la tua lingua, da sempre. Non la posso parlare, perché non ho le corde vocali né la muscolatura adeguata, ma capisco tutto. E non sai quante volte ho cercato di comunicare con te. Ma tu mi rispondi sempre ridacchiando: ‘oh, che bravo! Prendi il semino!’ Nemmeno immagini quanto sia frustrante…”

“Ma… come fai a sapere tutte queste cose? Io ci ho messo anni solo per imparare a parlare!”
“Noi viviamo poco, ma impariamo molto, mio caro. Abbiamo poco tempo e dobbiamo sfruttarlo al meglio. Quello che non sapete fare voi, insomma, che passate la gioventù a sognare e la maturità a rimpiangere. Passate da ‘oh, quanto mi piacerebbe’ a ‘oh quanto mi sarebbe piaciuto’ senza nemmeno provarci nel mezzo! Non ve lo meritate, tutto il tempo che vi hanno dato da vivere!”

“Ma è incredibile la quantità di cose che conosci…” insisteva Claudio
Il criceto continuò: “Beh, ad essere onesti un piccolo trucco c’è: noi abbiamo la memoria genetica…”

“Memoria CHE?”

“Non li hai letti veramente, giusto?”

“Di che parli?”

Dei LIBRI, BESTIA! Di tutti quei libri che hai in bella mostra lì fuori. Non li hai letti, li tieni lì solo per fare bella figura con gli ospiti, vero? Dimmi che è così! Non posso credere tu sia tanto ignorante, con tutti i mezzi che hai a disposizione!”
“Ma che… topastro impertinente! Guarda che non te la dò più la frutta fresca che ti piace tanto, sai?”

“È inutile che minacci a vuoto, tanto ci pensa la tua ragazza a rimpinzarmi anche quando tu te ne dimentichi” ridacchiò sotto i baffi “le hai dato le chiavi di casa apposta… la memoria genetica, si diceva, vero?”

“Sì, sì, quella…” fece Claudio, ormai rassegnato. 

“Beh, dai, te la faccio facile: noi roditori, vivendo poco e non avendo molto tempo per imparare tutto ciò che è importante, non possiamo soccombere tutti alla selezione naturale, per cui abbiamo sviluppato un meccanismo di trasmissione genetica dei ricordi tra genitori e figli. Non passa tutto, ovvio, ma molte informazioni importanti per la sopravvivenza sì.
E già che ci siamo” proseguì con tono più aspro “sarebbe ora che tu mi trovassi un compagno, così potrò trasmettere ai miei piccoli anche il tuo ricordo…”

Claudio fece una faccia poco convinta

“Sì, lo so: sei talmente sprovveduto che non ti eri nemmeno accorto che sono una femmina. Non mi offendo, tranquillo…”
“Sì, ok, non ho mai indagato, mea culpa. Ma cosa intendi dire con ‘trasmettere il tuo ricordo’…?”
“Quello che ho detto: anche se non viviamo a lungo riusciamo a sviluppare un profondo legame di affetto verso gli esseri che si prendono cura di noi, anche se sono dei pasticcioni disattenti come te.
Sarebbe un grosso spreco di tempo dover insegnare ogni volta da zero ai miei piccoli a non avere paura di te, e qui viene in soccorso la memoria genetica: non glielo insegno, glielo trasmetto. Così loro lo sanno già, ancora prima di sentire il tuo odore, che non sei pericoloso”

“Ma se tenti di mordermi ogni volta che infilo la mano nella gabbia!” fece Claudio

“Eh certo, mi porti via la ciotola mentre sto mangiando!”

“Ma quello non fa testo: tu mangi SEMPRE, anche mentre dormi. Infatti hai un culone che non passa più nella ruota…”

Touché…” ammise a malincuore la bestiola “dovrei mettermi a dieta, ma la vita è già troppo breve per rinunciare anche ai semini di girasole… comunque il discorso vale: trovami un compagno, prima che io sia troppo vecchia per avere dei piccoli. Io non vivrò a lungo e tu lo sai, ma trasmettere il tuo ricordo ai miei piccini significa che non ti abbandonerò mai veramente, anche quando sarò solo un mucchietto di pelo e ossa sepolto nel vaso dei gerani. E poi… squit…importante… squit squit…”

“Ehi! Che succede? Com’è che non ti capisco più…?” Fece Claudio 

Il criceto rispose con altri squittii ormai incomprensibili all’orecchio umano. Claudio aveva un sospetto: riaccese la radio e la sintonizzò su un telegiornale: “…il misterioso oggetto ha improvvisamente ripreso velocità qualche minuto fa sparendo poi in pochi secondi dagli strumenti. Era stata rilevata un’intensa attività elettromagnetica durante il passaggio, anche se la durata del fenomeno è stata troppo breve per poterne studiare a fondo la natura…”

“Hai capito!” fece Claudio “erano gli alieni! Quella cosa che è passata nello spazio, qui sopra, l’armageddon, Bruce Willis…” aprì la finestra e si affacciò: nell’aria udì il normalissimo cinguettio dei passeri e lo stridìo delle rondini. Lontano, da qualche parte, un cane abbaiava. Tirò un sospiro di sollievo: non si sentiva pronto a fare il San Francesco de noartri e trovarsi a parlare con ogni animale gli capitasse a tiro. Però gli dispiaceva per il criceto. Faceva discorsi interessanti, anche se era un po’ troppo sarcastico, per i suoi gusti.

Non era ancora certo di non essersi sognato tutto, così decise di fare una prova. Tagliò una fettina di mela e mettendola nella gabbia disse: “Vedi? Alla fine era anche un po’ merito mio: Giovanni mica riusciva a capirli, i passeri per strada. Alieni o no, vuol dire che io valgo qualcosa in più degli altri, anche se comunque a te è piaciuto fare la stronzetta e mettermi in difficoltà…”

La stilettata gli salì in un lampo fino al cervello “Ah, allora è vero che mi capisci…” disse, mentre ritraeva dalla gabbia la mano sanguinante. La bestiola lo fissava con i suoi occhietti furbi e sotto i baffi – Claudio l’avrebbe potuto giurare – ridacchiava di gusto mentre sgranocchiava la mela. 

In memoriam

Miles/Miley de Fornasari von Verce
2019 – 2021